Negli ultimi decenni si è assistito a una crescente attenzione verso le cure alternative e complementari al cancro. Molti pazienti, spinti dalla speranza, dal passaparola o dalla paura dei trattamenti convenzionali, prendono in considerazione approcci che promettono benefici al di fuori delle terapie ufficialmente riconosciute. Ma quale verità emerge realmente dalla scienza su questi trattamenti? L’analisi rigorosa delle evidenze scientifiche offre un quadro chiaro e spesso in netto contrasto con le affermazioni sostenute dai promotori delle cure alternative.
Cure alternative: una panoramica critica
Le terapie alternative in oncologia comprendono una vasta gamma di pratiche, dalla fitoterapia ai regimi alimentari estremi, dai rimedi omeopatici fino a metodi più controversi come la “nuova medicina germanica”, la terapia Di Bella o il metodo Gerson. Si tratta spesso di pratiche nate al di fuori della medicina convenzionale e propagate principalmente attraverso passaparola, mass media e, con l’avvento di internet, sui social e forum specializzati.
La loro diffusione avviene in particolare tra pazienti in fase avanzata di malattia, oppure tra coloro che manifestano sfiducia nei confronti della medicina consolidata. È importante sottolineare che, secondo la maggior parte degli esperti oncologi, la motivazione più frequente che porta a rivolgersi a queste vie è la volontà di “fare qualcosa”, anche laddove le opzioni terapeutiche tradizionali si sono esaurite o sono considerate pesanti dal punto di vista fisico ed emotivo.
L’espansione delle cure alternative ha spinto la comunità scientifica a condurre numerosi trial e ricerche per testarne l’efficacia. Tuttavia, gli studi controllati e randomizzati su larga scala – il “gold standard” della ricerca clinica – hanno quasi sempre dimostrato l’assenza di effetti terapeutici reali sul controllo o sull’eradicazione del cancro. In molti casi, i risultati negativi sono stati interpretati dai sostenitori delle cure alternative come il frutto di una presunta congiura orchestrata dalla medicina ufficiale o dalle case farmaceutiche, piuttosto che come una semplice e rigorosa verifica scientifica.
I principali metodi alternativi: cosa dicono le prove
Metodo Di Bella
Uno degli esempi più celebri in Italia è la cosiddetta terapia Di Bella. Sebbene i promotori abbiano sostenuto numerose guarigioni, nessuna prova scientifica ne ha mai dimostrato l’efficacia. Come sottolinea la Società Italiana di Farmacologia, affinché un trattamento sia considerato attendibile deve essere validato da studi clinici controllati e randomizzati, con un gruppo di controllo che riceva la terapia standard. Nel caso della terapia Di Bella, mancano sia una solida base preclinica che dati convincenti sui risultati clinici.
Nuova Medicina Germanica / Metodo Hamer
Il metodo Hamer, noto come “nuova medicina germanica”, si basa sull’ipotesi non dimostrata che il cancro sia causato da conflitti psichici e che la risoluzione di questi conflitti porti alla guarigione. Tuttavia, una revisione attenta della letteratura e delle informazioni disponibili non ha mai riscontrato alcuna prova di efficacia, né conferme circa la validità delle tesi di Ryke Geerd Hamer. Il metodo è in aperto contrasto con le conoscenze consolidate sulla fisiologia umana e il suo utilizzo può avere conseguenze gravi e talvolta letali a causa della mancata somministrazione di trattamenti salvavita standard.
Metodo Gerson
La cosiddetta terapia Gerson, proposta originariamente negli Stati Uniti negli anni ‘40, prevede una dieta vegana senza grassi (a eccezione dell’olio di lino), integrazione con enzimi, vitamine e molteplici clisteri di caffè. Nonostante la popolarità e la non invasività apparente, le prove scientifiche non confermano alcuna efficacia terapeutica. Al contrario, vi sono dati che segnalano rischi significativi come squilibri elettrolitici pericolosi per l’apparato cardiaco.
Le conseguenze dell’uso di cure alternative in oncologia
Una delle principali criticità delle cure alternative è il possibile ritardo nell’inizio delle terapie convenzionali – quali chirurgia, chemio e radioterapia – che vantano solide evidenze di efficacia. Alcuni pazienti scelgono queste pratiche in alternativa o in aggiunta ai trattamenti ufficiali nella speranza di migliorare qualità di vita o sopravvivenza, ma la scienza dimostra che l’efficacia dei trattamenti alternativi resta ampiamente infondata.
Le terapie complementari
Va però fatta una distinzione tra “alternative” e “complementari”. Le terapie complementari, integrate nel percorso oncologico convenzionale, possono talvolta aiutare a gestire sintomi e effetti collaterali – per esempio, tecniche di rilassamento per ansia o dolore, supporto nutrizionale, attività fisica adattata. Queste pratiche, purché validate da studi adeguati, non vengono proposte come alternative ai trattamenti salvavita ma come ausilio al benessere globale del paziente.
Gli oncologi invitano sempre a discuterne con il proprio medico prima di intraprendere tecniche complementari, per evitare possibili interazioni dannose anche con farmaci convenzionali.
L’assunzione di rimedi alternativi in autonomia, senza un controllo medico, può esporre il malato a rischi sia per la salute fisica sia psicologica. Rinunciare a trattamenti validati, posticiparli oppure abbinarli senza opportuna vigilanza riduce le chance reali di cura e, in molti casi documentati, può significare il peggioramento della prognosi di tumori anche potenzialmente curabili.
L’importanza delle evidenze scientifiche
- L’efficacia di ogni intervento medico deve essere dimostrata da studi clinici rigorosi. In assenza di queste prove, ogni trattamento resta privo di valore concreto, al di là di aneddoti personali o racconti privi di riscontro nella letteratura internazionale.
- I principali enti di ricerca e le società scientifiche nazionali e internazionali (dall’Associazione Italiana Ricerca sul Cancro all’American Cancer Society) affermano in modo unanime che le cure alternative non possono sostituire quelle convenzionali, né prolungare la vita dei pazienti affetti da tumore.
- Alcuni approcci complementari possono essere accettati se si inseriscono con cautela e solo a fianco dei trattamenti principali – mai come sostituti.
- Il dialogo continuo tra medico e paziente rappresenta la vera arma contro le illusioni e i pericoli legati alle cosiddette “false cure”. Solo una comunicazione trasparente e aggiornata può permettere scelte informate e consapevoli nelle difficili fasi della malattia oncologica.
Infine, è essenziale affrontare la paura dei trattamenti convenzionali come la chemioterapia: grazie al progresso delle terapie di supporto e alla personalizzazione dei protocolli, gli effetti collaterali sono oggi più gestibili e la qualità di vita può essere mantenuta durante le cure. La medicina della ricerca non chiude la porta al “prendersi cura” in senso globale, ma lo fa senza rinunciare all’unica bussola affidabile: quella della scienza e delle evidenze consolidate.